Finalmente un libro sul grande Romi

Ultim’ora:  a seguito dell’emanazione dell’ordinanza regionale n. 72/2020 della Regione Liguria, è stata disposta dal 21 ottobre la chiusura di tutti i circoli culturali, sociali e ricreativi. Pertanto, in attesa di nuove disposizioni, il Circolo rimane chiuso, come pure tutte le altre sezioni del Cral AMT. Affronteremo e supereremo anche questi momenti. Il Grand Prix semilampo previsto per il 31 ottobre non avrà quindi luogo.

L’attualità di Massimiliano Romi

È uscito un interessante libro sulla carriera scacchistica, lunga oltre cinquant’anni, di uno dei migliori giocatori italiani di sempre, Massimiliano Romi, nostro socio per lunghi anni. Nato nel 1893 ha vissuto la maggior parte dei suoi anni a Genova, socio e frequentatore del Centurini.

L’autore del volume, ordinabile sul sito delle Due Torri, è Fabio Colombo, un endocrinologo e ricercatore lombardo al 50% istriano.  Appassionato di scacchi, predilige un’apertura che prende proprio il nome da Massimiliano Romi.

Romi pur non diventando mai campione italiano sfiorò in cinque occasioni la conquista del titolo (fu tre volte secondo e due volte terzo); vestì inoltre la maglia azzurra in cinque olimpiadi (tre ufficiali e due non ufficiali). Nel 1925 vinse il torneo di Scarborough e nel 1927 quello di Londra. Nel 1938 a Parigi pareggiò un incontro con il cubano Capablanca,  uno dei più forti giocatori di tutti i tempi. Oltre alla storia di Romi, il libro comprende oltre cento partite da lui disputate con i commenti dell’epoca, frutto di un’accurata ricerca, e diversi riquadri contenenti curiosi aneddoti scacchistici.

Pubblichiamo la prefazione del libro, scritta da Marco Faggiani, presidente del Centurini:

Quando Massimiliano Romi, nell’immediato dopoguerra, varcò la porta della sede del Circolo Centurini, allora in piazza Fontane Marose presso la Società di Letture e Conversazioni Scientifiche,  grande   fu la sorpresa e l’ammirazione dei nostri  soci, onorati di potere  conoscere da vicino il grande campione istriano. Non poteva essere altrimenti. Avevano di fronte un giocatore che, non solo era uno dei più forti scacchisti  italiani dell’epoca, ma nella sua prima parte della carriera  aveva affrontato giocatori del calibro di Nimzowitsch, Alekhine, Capablanca, Rubinstein. Una leggenda insomma, che a Genova rimase  fino alla fine dei suoi giorni. Si può ben capire l’aura che portava con sé: oggi  un campione di scacchi ci appare quasi familiare, possiamo seguire le sue  gesta e le sue partite in tempo reale,  grazie a internet; ma allora si potevano conoscere le partite, magari dopo mesi, solo sulle riviste scacchistiche  e spesso, del campione, non avevi neppure chiara la sua  fisionomia, se non lo vedevi fotografato su qualche pubblicazione specializzata.

Romi giunse a Genova  certo non all’apice della sua carriera, ma  era sempre  un giocatore di elevatissimo livello tecnico ed agonistico e rimase ancora a lungo fra i  giocatori di maggiore spicco del Circolo. Gli scacchisti genovesi ne apprezzarono presto le doti umane, il grande carisma,  la fine ironia, gli insegnamenti che seppe trasmettere.

Oggi   alcuni nostri giovani promettenti si dilettano a giocare il sistema di Londra, tornato in auge recentemente  dopo essere stato giocato ai massimi livelli, in primis da Carlsen; rimangono però sorpresi ad apprendere che, in realtà, quel sistema ha un illustre antesignano proprio in Romi, che ne fece la  sua apertura prediletta.

Siamo grati a Fabio Colombo per questa attenta, scrupolosa e allo stesso tempo brillante ricerca storica su Romi,  che colma una lacuna nel panorama editoriale e rende giustizia a un grande giocatore, per noi indimenticabile, che siamo onorati di avere conosciuto  e apprezzato.

Il Gruppo giovani del Centurini continua a incontrarsi ogni sabato mattina presso i locali del Circolo, coordinato proficuamente dal CM Nicolò Tripi. Il gruppo sta crescendo e si sta preparando alle future scadenze agonistiche, a cominciare dal prossimo campionato a squadre.

IL CONFLITTO TRA ARMENI E AZERI

La politica ha sempre condizionato lo sport, quindi anche gli scacchi.

Le cronache di questi giorni ci hanno raccontato il  conflitto tra Armenia e Azerbaigian, che si contendono il territorio  del Nagorno Karabakh. Un conflitto ricco di motivi  storici e religiosi, che nasce 30 anni fa. L’Armenia è un paese cristiano ortodosso, l’Azerbaigian musulmano a maggioranza sciita. Entrambi vogliono prendersi delle rivincite: gli armeni per il genocidio compiuto dagli ottomani, gli azeri per la sconfitta subita negli anni novanta. Si tratta di una scacchiera geopolitica complessa, dove giocano diversi attori: la Russia di Putin che ha qui una sua storica zona di influenza, la Turchia, che è   il principale alleato degli azeri, persino  l’Iran   che teme che la Turchia diventi troppo influente, ecc. Insomma è un mediogioco con varianti  abbastanza complicate  e incerte. Il conflitto tra questi due paesi, come sempre avviene in questi casi,   coinvolge tutti i campi. Anche gli  scacchi, dove la rivalità tra i giocatori delle due parti è palpabile.  Sono  luoghi   in  cui il nostro gioco è molto seguito.  Pensiamo all’Armenia:  se l’Italia nel 2019 aveva 16 mila tesserati, l’Armenia con soli tre milioni di abitanti   aveva  44 GM (solo 16 in Italia). La passione armena per gli scacchi ricorda la nostra per il calcio. Come da noi a suo tempo molte famiglie chiamarono  il proprio figlio Diego in onore di Maradona, in Armenia l’eroe nazionale, di genitori armeni,  è Petrosian (due volte campione del mondo nel 1963 contro Botvinnik e nel 1966 contro Spassky) e proprio  in suo onore molti armeni hanno  chiamato Tigran i loro figlioletti. Lo stesso Kasparov è di madre armena e armeno è anche Levon Aronian. Ma anche l’Azerbaigian si difende bene e può contare su campioni della levatura di Shakhriyar  Mamedyarov e Radjabov, ai vertici da anni nelle classifiche mondiali.

Inevitabilmente, viste le premesse, fra i giocatori delle due sponde non corre buon sangue da tempo. Già nel 2007 Radjabov si mise a a parlare  di odio verso gli armeni, per poi opportunamente  ritrattare.   Nel 2016 la federazione  armena si rifiutò di andare alle Olimpiadi per evitare i partecipare nel territorio ostile di Baku

Sulla questione del Nagorno-Karabakh sia l’armeno Aronian che l’azero Mamedyarov hanno preso recentemente posizione, in modo  molto netto. Mamedyarov, che proviene da una zona attualmente sotto occupazione armena, su FB ha difeso le posizioni azere, mentre  Levon, la cui  famiglia è originaria del Karabakh, si è detto  sicuro  che gli armeni “difenderanno il proprio onore come hanno sempre fatto nella loro storia”. I due in passato erano amici, ma i loro  rapporti ora si sono congelati.

Anche le relazioni tra Armenia e Turchia sono difficili, avvelenate dal mancato riconoscimento del genocidio armeno da parte di Ankara e dal sostegno turco all’Azerbagian sulla questione del Nagorno Karabah. E questo rende complicate anche i rapporti tra le due federazioni scacchistiche.

 

TORNEO CANDIDATI: NE RIPARLIAMO IN PRIMAVERA

La FIDE annuncia un nuovo rinvio, questa volta alla primavera del 2021, del torneo dei Candidati 2020, interrotto a marzo, a Ekaterinburg (Russia)  dopo il settimo dei 14 turni previsti, in piena pandemia da Covid 19.

Due mesi prima della ripresa, la Fide si è impegnata a comunicare  data e nuova sede del torneo, fatto salvo il match per il titolo mondiale, già fissato a novembre-dicembre 2021.

Ekaterinburg, avrebbe voluto organizzare anche la seconda parte della manifestazione, ma pare che due giocatori non abbiano ricevuto l’autorizzazione a  partecipare nella città russa degli Urali.

 Questa è la classifica a metà torneo,:

1 Maxime Vachier-Lagrave (FRA), Ian Nepomniachtchi (RUS) 3.5
3 Fabiano Caruana (USA), Alexander Grischuk (RUS), Wang Hao (CHN), Anish Giri (NED) 2.5
6 Ding Liren (CHN), Kirill Alekseenko (RUS) 2

IL “GUARDIAN”: OCCHIO AL DOPING TECNOLOGICO

Chiusi  in casa ai tempi del lockdown milioni di nuovi giocatori si sono avvicinati agli scacchi  giocando  on line. Fatto sicuramente positivo, che potrà produrre effettivi positivi anche in futuro. Una piattaforma come Chess.com ha dichiarato 12 milioni di nuovi utenti, contro i 6,5 dell’anno scorso. Ma secondo il “Guardian” insieme alla diffusione del gioco si è sviluppato anche il doping tecnologico, ossia l’uso di potenti motori  che suggeriscono la mossa migliore, tanto che sempre Chess.com ha bandito dal suo sito 17 mila giocatori, contro i 5000 che, in genere venivano banditi in passato.

Naturalmente il doping tecnologico non riguarda solo gli scacchi, ma si è diffuso anche nel poker, bridge, backgammon. Per contrastare il fenomeno il rimedio migliore è stato individuato nell’obbligo di farsi riprendere mentre si gioca da più telecamere e concedere l’accesso remoto al PC. Una soluzione che sembrerebbe  valida per i giocatori professionisti, ma francamente impraticabile per quegli altri  milioni di giocatori  che non sapranno mai se sono stati imbrogliati.