Chi era Luigi Centurini

CHI ERA LUIGI CENTURINI
con il contributo di  Adriano Chicco, dal supplemento n. 915 Italia Scacchistica Gennaio 1982

L’avvocato Luigi Centurini nacque a Genova il 24 aprile 1820 da Francesco Notaro e da Teresa Siccardi. Dopo aver compiuto gli studi classici, si laureò in giurisprudenza, ma non risulta che abbia mai esercitato la professione. Molto ben dotato di beni di fortuna, uomo “tutto d’un pezzo” come allora si usava dire, fu più volte invitato a ricoprire cariche pubbliche.
Fu consigliere comunale per trent’anni dal 1851 al 1881, assessore all’istruzione dal 1852 al 1860 e poi ancora nel 1875, 1876, 1888 e 1891; consigliere delle opere pie, membro di varie commissioni comunali e provinciali, membro dell’istiutto di scienze e della deputazione di storia patria.
Infine fu per diciotto anni vice presidente, prima, e poi presidente della commissione comunale delle imposte dirette.
Rimase celibe, e fu di costumi severissimi, anche se l’integrità morale era in lui temperata da una grande generosità e da una fondamentale bontà.
Salvioli, che ebbe occasione di conoscerlo a fondo, lo definì “affabile ma energico; inflessibile specialmente nell’esigere in ognuno l’adempimento del proprio dovere. Leale fino allo scrupolo, non ammetteva doppiezza in alcuno”.
Della generosità di Centurini fece esperienza Serafino Dubois, l’unico “professionista” di scacchi italiani del secolo scorso, sempre alle prese con problemi finanziari. Nelle sue memorie, Dubois ricorda che nel 1848 ebbe, al caffè dei Pastini in Roma, la gradita visita di Centurini: “un distinto amatore divenuto poi maestro del gioco e mio amicissimo, il quale però si trattenne pochi giorni e non ebbe campo di giocare. Io avevo fatto la sua conoscenza fin dal 1846, e da quel tempo ci siamo scritti sempre, fino a questi ultimi tempi. Da lui ho preso sovente consiglio per la mia opera sulle aperture e in altri casi, nè dimenticherò mai i soccorsi e gli aiuti di cui mi fu largo nelle varie mie peregrinazioni” (“Quarant’anni di vita scacchistica”, Rivista scacchistica italiana, 1900, p. 172).
Del resto, il nome di Centurini ricorreva sempre nelle sottoscrizioni che venivano indette per finanziare tornei e manifestazioni scacchistiche.
Per il torneo di Roma 1875 Centurini elargì L. 44; per il torneo di Livorno 1878, L. 50; per il torneo di Milano 1881 sottoscrisse cinque azioni da L. 10, superando ampiamente il ministro De Sanctis, che sottoscrisse una sola azione. Per dare un’idea del valore della lira in quei felici tempi, basterà ricordare che, allora, il grosso volume del Lolli, oggi valutato L. 150.000, costava L.14; la Miscellanea dell’Usigli costava L. 12 contro L. 120.000 del giorno d’oggi.
Si può fondatamente ritenere, peccando in difetto, che L. 50 di quei tempi equivalessero a mezzo milione di lire in moneta attuale.
Quanto all’integrità morale di Centurini, un aneddoto sarà sufficiente a delineare il carattere dell’uomo; e per non essere tacciati di intenti laudativi, trascriveremo, senza aggiungere una virgola, quanto scrisse un segretario comunale che ebbe la ventura di esplicare le sue funzioni ai tempi di Centurini.
“Mentre mi trovavo all’Uffizio dei Lavori, il consigliere comunale avv. cav. Luigi Centurini, delegato ai Teatri, compieva un atto assai commendevole, ed unico negli annai amministrativi del Comune. Il consiglio comunale nell’adunanza del 7 febbraio 1859 aveva deliberato il restauro generale del Teatro Carlo Felice da eseguirsi nell’intervallo fra la fine della campagna di Carnevale in 60 (sic) ed il successivo dicembre, e alcune varianti con altre deliberazioni del 21 aprile e 2 maggio 1860. I lavori di restauro si facevano sotto l’alta direzione del Centurini, delegato ai Teatri.
Nell’eseguirli, avendo egli personalmente ordinati vari miglioramenti affinché i lavori riuscissero conformi al desiderio comune e alla bellezza dell’opera, considerata quale monumento d’arte, ne derivò un maggiore spesa, eccedente gli assegni regolarmente approvati dal consiglio comunale e dal consiglio delegato. Nella liquidazione generale dei lavori compiuti il consigliere Centurini, avendo accertata un maggiore spesa derivata dai lavori che egli aveva personalmente ordinati e non desiderando chiedere postume approvazioni, incaricò il capo ufficio amministrativo di pagare direttamente i conti relativi, portandogli in ufficio il denaro occorrente. Più tardi si venne a sapere che la maggiore spesa era andata a non poche migliaia di lire!
Dell’assessore Centurini ricordo altresì che quando prendeva parte alle ispezioni generali fatte dall’Uffizio all’Acquedotto civico per gli occorrenti lavori di restauro, e, in ragione del tempo richiesto a compierle, doveva fare colazione nelle località ispezionate, egli aggiungeva del suo affinché la colazione riuscisse più signorile, senza che la sua liberalità cagionasse al Comune una spesa maggiore di quella assegnata. Ad onore di quel benemerito cittadino, che tenne per molti anni con lode la carica di consigliere delegato e assessore comunale, ricordo altresì che nel 1900 egli legò al Municipio il suo palco nel teatro Carlo Felice n. 24 in 4a fila; e il Consiglio Comunale accettò il legato con deliberazione 24 gennaio 1901“. (R. Drago, Ricordi di un Segretario comunale 187-1907, Genova 1916, p 36, 37).

CENTURINI E L’AMBIENTE SCACCHISTICO ITALIANO “FIN DE SIECLE”

Nel 1856 fu fondato a Genova il primo “Casinò degli Scacchi” presso il caffè “Bella Napoli” in piazza Soziglia, e l’avv. Centurini fu eletto presidente, tesoriere era il sig. P. Pallas. Da una comunicazione pervenuta da Genova alla “Rivista degli Scacchi” (1859) apprendiamo che in quel Casinò convenivano i migliori dilettanti della città, “fra i quali è primo il sig cav. De Saint Bon, Savoino, ufficiale della Regia Marina e direttore dell’osservatorio astronomico”. A quelle partite presiedeva immancabilmente l’avv. Centurini, che più tardi le fece pervenire alla “Rivista degli Scacchi”. Fra i collaboratori della Rivista, nata nel 1859, Centurini ebbe un posto preminente.

Nella famosa questione delle regole del gioco, in quei tempi vivacemente dibattuta, Centurini avversò decisamente la regola del “pedone sospeso” allora vigente in Italia e in qualche paese europeo, ma si schierò a favore delle regole dell’arrocco libero e del “passar battaglia”. L’arrocco libero all’italiana permetteva al re e alla torre di occupare una casa qualsiasi della fila fra il re e la torre, con la possibilità di ben sedici permutazioni. Il “passar battaglia” consisteva semplicemente nella possibilità di passare sotto le forche caudine di un pedone avversario, senza il timore di potere essere catturato al varco. Su questa seconda questione Centurini ebbe l’appoggio del grande Jaenish ed esultò quando lo studioso russo pubblicò le sue famose critiche alla regola della presa “en passant”. Le osservazioni di Jaenish spinsero il Centurini ad offrire un premio in denaro per colui che fosse riuscito a demolirle; in altre parole sfidò gli scacchisti italiani a dimostrare che la presa al varco fosse logica e legittima. Il carattere provocatorio del concorso era troppo trasparente: l’ambiente scacchistico italiano, che  si stava orientando verso l’accettazione delle regole internazionali, compresa la regola della presa “en passant”,  “snobbò” il concorso di Centurini, che fu volutamente ignorato. Questa totale indifferenza fu una delle ragioni, non l’ultima, del progressivo estraniarsi del Centurini dalla vita scacchistica italiana. Una certa stanchezza, sorella spesso delle delusione, apparve evidente nei suoi ultimi scritti. Nel 1893 giunse addirittura a proporre di estrarre a sorte la disposizione dei pezzi, per costringere a giocare con il proprio cervello (antesignano del Fischerandom!) e non sulla scorta della teoria. In un altro scritto,   chiese quale reale progresso si fosse notato in Italia dopo l’accettazione delle regole internazionali sull’arrocco e la presa al varco.

Amareggiato dalla risposta di un altro giocatore genovese, Giacomo  Cuniali, sulla “Nuova Rivista”  abbandonò definitivamente gli scacchi, rifiutando anche la presidenza onoraria del Circolo Genovese  che proprio Cuniali gli offrì nel 1894

Centurini si spense a Genova  il 10 novembre 1900 all’alba del nuovo secolo. Ne diedero notizia le due riviste italiane allora esistenti: la Nuova Rivista, che pubblicò un commosso ricordo di Salvioli, e la Rivista Scacchistica Italiana.

Come giocatore Centurini non brillò in modo particolare.   Si batté  onorevolmente con Arnous de Riviere, con il barone Koish, con Dubois, dimostrando di possedere buone nozioni teoriche ma scarsa propensione al gioco vivo. La mentalità di Centurini, più profonda che vivace, era portata per le analisi a tavolino, piuttosto che verso le improvvisazioni della partita.

Più che come teorico della partita,  Centurini si mise in evidenza come analista e studioso dei  finali. Basti pensare al suo contributo  sul finale di torre e cavallo contro torre, il finale di torre e pedone contro alfiere, non men rilevante l’apporto alla teoria del finale di alfiere e pedone contro alfiere. Famoso il diagramma sulla rivista “Le Palamede” di Parigi, con la posizione di patta del Centurini.

L’attività di analista di Centurini fu straordinariamente intensa, sebbene essa si svolgesse, per la sua stessa natura, nel silenzio e nel raccoglimento del suo studio privato sito in Stradone Sant’Agostino in Genova, ove egli abitava. Pur limitata a rapporti epistolari, questa attività gli valse la stima e l’ammirazione di studiosi come Jaenish, Guretzky-Cornitz, Preti e di giocatori come Calvi e Kolisch. Da ricordare anche il debito  verso Centurini del Salvioli,  che ne diede atto nel “Trattato  dei finali di partita” (Venezia 1887) dedicato proprio al genovese, salutato come “uno dei più illustri teorici dei finali di partita”. Ci sono parecchie attestazioni di rispetto verso Centurini da parte degli scacchisti  italiani del tempo.

Ma si è visto che, nonostante queste manifestazioni di stima, anche all’estero, Centurini morì,  anni dopo,  tra l’indifferenza della maggior parte degli scacchisti italiani, che lo consideravano  superato. Ma il suo nome rimane nella teoria dei finali come quello di uno dei più acuti e profondi analisti di tutti i tempi. La verità è che le analisi di Centurini sono ancora oggi valide, perché frutto di analisi accurate, obbiettive e coscienziose, perfettamente coerenti al rigore morale del loro autore.